Storia numero 4. protagonisti:i tre orfani King

Vorrei raccontarvi una cosa. Sedetevi e prestate attenzione.
No, non è una favola. Questa, è la storia di tre orfani,tutti più o meno parenti. La prima, Meg King, cugina di primo grado con gli altri due King. Oliver King, il secondo, cugino di Meg e fratellastro della piccola, la terza, Alexis King.
Tutti e tre, avevano perso i genitori in circostanze misteriose, ma tutti e tre,avevano qualità fuori dal comune.
Meg, 15 anni, amava disegnare, studiava ogni ritratto e immagine che poteva e se lo ricordava perfettamente. Oliver, 17 anni, leggeva ogni cosa e creava invenzioni. Tutto quello che faceva era utile a qualcosa. Alexis, 1 anno, osservava ogni cosa e, se anche non parlava ancora, riusciva a far coprendere tutto ciò che vedeva e pensava.
Ma raccontiamo le cose fin dal principio.

Il sole si stava alzando e le case dei quartieri scozzesi si coloravano d'oro. A casa King era giorno di festa:la piccola Alexis compiva un anno!
Alla festa vennero invitati tutti i parenti e i genitori King attendevano con pazienza il loro arrivo.
-Mamma-disse Oliver senza staccare gli occhi dal libro-porto Alexis a fare una passeggiata o...
-Si-rispose la graziosa signora King togliendoli il libro-e chiedi a Meg se vuole venire...
Oliver si alzò con la calma più possibile che potesse trovare e si diresse verso il salotto dove la cugina stava dipingendo un delizioso paesaggio montano.
-Non per disturbare le tue doti artistiche...ma mia madre ha chiesto se vuoi venire a fare due passi con me e Alexis, prima dell'arrivo dei tuoi genitori.
La ragazzina si alzò e si pulì le mani con il grembiule. Era una spanna più bassa di lui.
-Certo,con piacere! Alexis è qui con me...Alexis! Esci da sotto le coperte!
Da un cumulo di coperte comparve una piccola testolina ornata da liscissimi capelli d'oro che incorniciavano il visetto roseo e sorridente delle piccola bambina.
-Mamma, noi andiamo!-urlò Oliver prendendo in braccio la sorellina. Dalla cucina si udì un sonoro "divertitevi" prima di chiudere la porta dietro di loro.
Camminarono per il bel parco fiorito appena fuori casa tenendo sempre d'occhio la più piccola che per poco sarebbe finita nel laghetto delle anatre. Oliver la fece saltare sempre più in alto e Meg le fece una coroncina di fiori. Poi tutto si fermò.
Si udirono delle grida e del fumo nero si levava in cielo...cos'era successo?

I tre accorsero e osservarono l'accaduto: l'edificio accanto al loro era esploso e tutti gli abitanti erano morti. il loro fortunatamente era rimasto illeso e i loro parenti erano sulla soglia a discutere dell'accaduto.
Poco dopo alla centrale di polizia spiegarono loro che le condutture del gas erano molto pericolose e che dovevano andarsene subito. così organizzarono il trasloco e si spostarono in una casa tranquilla vicino ad un lago, in montagna.

Oliver non era entusiasta della nuova casa, mentre Alexis adorava girovagare per le stanze di tutta la casa. Meg, che ormai sembrava essere stata adottata, passava la maggior parte del tempo fuori a dipingere gli splendidi paesaggi montani.
-Andiamo Oliver-disse il signor King-è una splendida giornata oggi...vai a leggere fuori, sarà più bello.
Oliver alzò seccato la testa dal libro.
-Io lo odio questo posto papà...
Il signor King sembrava seriamente preoccupato per suo figlio: Oliver era davvero cambiato dopo questo trasferimento. Non sopportava di vivere in questo luogo e si chiudeva in se stesso ogni giorno che passava.
Qualche volta lo vedeva uscire perchè la cugina lo portava a vedere i suoi dipinti e questo lo faceva sorridere un pò:adorava il talento di Meg. Oppure perchè Alexis voleva lui e proprio lui per le sue passeggiate e questi momenti di svago lo aiutavano ad andare avanti e sorridere, anche se continuava a non essere felice di quel luogo e nessuno sapeva dare un perchè.

Oliver poi un giorno confidò a Meg le sue preoccupazioni:
-Meg ti devo parlare
-Ti ascolto cuginetto
- Questa casa non mi piace
- Di questo ce n'eravamo accorti
- Ho come un brutto presentimento, sento aleggiare una maledizione su questa casa
- Oliver, non hai mai creduto alle maledizioni
- Ma tu si ed è l'unica maniera per spiegarti quello che provo
- Capisco...
- Sento come una presenza che ci segue tutte le volte che usciamo
- Una presenza?
- Si e non è per niente positiva
- E perchè non lo dici ai tuoi?
- Non lo capirebbero
- Ah giusto, allora penseremo noi a proteggerti, non ti lasceremo solo, io e Alexis ti aiuteremo sempre.
- Grazie, vi voglio bene...

Il giovane Oliver non riusciva a comprendere il perchè di questa sua paura. Dentro di se non sentiva un vero e proprio timore per qualcuno, ma una sensazione di ansia e preoccupazione per le persone a cui voleva bene.
Nei giorni seguenti passò molto tempo con la sorellina, come se si sentisse più sicuro, e teneva sempre d'occhio Meg visto che la cugina era sempre in giro a disegnare. Era veramente in ansia, non riusciva a stare tranquillo per almeno mezz'ora. I suoi genitori non capivano il perchè di questo suo cambiamento ed erano convinti che fosse solo per nostalgia.
Una sera ai trovò nel salotto con Alexis e Meg e,mentre leggeva, si imbattè in una frase al quanto strana: "Sono i topi che fanno rumore o la curiosità di un estraneo?".
-Verrà a trovarci il Barone Steward...
La voce di Meg lo riportò in quella stanza.
-Oliver...???
-Si...si...dimmi tutto...
-Allora...verrà il Barone, il fratello del nonno,te lo ricordi?
-Ah,si...è una persona un pò particolare.
-Si...me l'ha detto tua madre e sembrava sorpresa di questa sua visita- e riprese a giocare con Alexis.
Oliver si alzò e andò verso la finestra. Il suo sguardo si perse fuori, nel buio.
Non riusciva a spiegarsi il perchè di tutte le strane cose che succedevano. E poi perchè il Barone veniva adesso e non era passato prima quando vivevano in città? Cosa stava succedendo?

La settimana trascorse lenta tra il gelo e la pioggia. Ormai i dipinti di Meg rappresentavano solamente cupi paesaggi grigi e anche l'umore di Alexis era peggiorato. Oliver era più triste che mai, confinato in quella casa che detestava e con il senso di inquietudine che lo opprimeva sempre di più.
Arrivò così, tra la tristezza e la monotonia portate dal maltempo, il giorno della visita del Barone.
In casa tutto era pronto, i signori King avevano organizzato tutto in maniera impeccabile, in modo da rendere l'incontro il più piacevole possibile.
Eppure Oliver sentiva inspiegabilmente l'angoscia crescere dentro di lui man mano che si avvicinava la sera.
Intorno alle sei di sera il campanello suonò, facendo sussultare Meg e Oliver seduti in salotto. La ragazza rivolse un sguardo ansioso al cugino, il quale le aveva confidato le sue sensazioni.
-È qui- disse solamente.

Il barone arrivò e fece regali a tutti, stranamente Oliver sentì la cappa di maledizione che era sulla casa affievolirsi, fino a che non la sentì più, si divertì come gli altri e i suoi genitori si sentirono sollevati. Il barone raccontò tante storie e tutti stavano meglio. Era come se la loro vita, dopo un periodo di inverno, si fosse risvegliata. Arrivò la sera e, dopo una gara di barzellette, che fece morire tutti dal ridere, il barone se ne andò. Era tardi e tutti andarono a dormire senza avere più preoccupazioni.
Arrivò l'alba e Oliver svegliò tutti con un urlo, lo trovarono sul letto tutto sudato, aveva avuto probabilmente un incubo, la cappa come se n'era andata era ritornata e con se l'inverno delle loro vite.

-Ho deciso che tornerò in città.
Oliver iniziò così il suo discorso ai genitori e prima che essi potessero replicare Oliver alzò una mano per zittirli.
-Ho deciso: noi non possiamo stare qui. Voi dovete ascoltarmi.
-Si...veniamo anche noi...
Tutti si voltarono. Sulla soglia del salotto erano apparse Meg con in braccio Alexis e i bagagli dietro di loro.
-Noi crediamo a Oliver.
Allora i ragazzi decisero di andarsene senza sentire ragioni dai loro genitori. Il taxi arrivò più veloce del previsto. Sebbene i loro genitori decisero di rimanere ancora in quella casa nulla fece cambiare idea ai tre ragazzi che misero a uno a uno i bagagli sulla macchina. Sarebbero andati dal migliore amico di Oliver: Jack, sua madre li adorava tutti e tre e non aveva per nulla obbiettato questa loro visita.
-E questo è l'ultimo...-disse Oliver. Il ragazzo si diresse poi nel salotto per prendere un ultimo libro quando notò una scritta sul muro che prima non c'era: "Vai via finché puoi Oliver King".
Oliver si guardò intorno poi si precipitò dai genitori
-Dovete...
-Tranquillo-disse sua madre-verremo tra un pò di tempo!
-Ma...
-Suvvia Oliver-intervenne il padre-vai,su!
E il ragazzo salì sulla macchina. Raccontò tutto a Meg e i tre si voltarono verso i loro parenti che li salutavano felici, senza sapere che quella sarebbe stata l'ultima volta che li avrebbero visti.

Il giorno dopo alle due di notte il telefono squillò in casa di Jack e la madre rispose un po' assonnata, ma dopo aver sentito la notizia asuunse un' espressione lugubre e triste; -si, riferirò- furono le sue parole e poi tornò a dormire. La notizia venne riferita ai ragazzi la mattina dopo ( che poi era dello stesso giorno) e si trattava della notizia della morte dei genitori di tutti e tre.
- i vostri...i vostri genitori ...sono...in cielo...- disse singhiozzando la madre di Jack.
-Tu..tutti?
- Si, in un incidente d'auto
- Dove stavano andando di notte?
- Sembra che stessero venendo qua...
Nessuno più parlò, solo pianti e singhiozzi per tutta la mattina...

Oliver si svegliò gridando. Subito tutti accorserò gridando nella sua stanza e lo trovarono sul letto tutto bagnato di sudore e con lo sguardo perso nel vuoto.
Per ultima entrò Meg che corse ai bordi del letto, prese il lenzuolo e iniziò ad asciugare la sua fronte.
-Sto...sto bene signora...
Jack si avvicinò...-Ok-disse sotto voce-la convinco e torno...
Mentre il ragazzo accompagnava la madre a dormire Oliver raccontò le parole che aveva sentito nel suo sogno a Meg e Alexis che aveva avuto la grande idea di nascondersi sotto il letto per non essere vista. Quando Jack tornò lui fece la stessa cosa. Dopo ci fu un silenzio così pesante che neanche le parole potevano compensarlo. Poi Jack si alzò.
-Bene-disse di spalle,poi si voltò-ci sarò anche io insieme a voi. Cosa facciamo?

Purtroppo ragionarono che non si poteva fare nulla per il momento, se non continuare a fuggire fino a quando non si sarebbe stati in grado di sconfiggere la misteriosa forza oscura che li assaliva. Oliver da parte sua cercò di leggere più libri possibili sugli argomenti più disparati che potevano aiutarli. Scoprirono che le visioni di Oliver erano probabilmente dovute da qualche persona che con un metodo complicato di trasferimento dati mentali gliele provocava, ma perchè proprio lui? Non era ricco, ne famoso, ne altre cose possibili. Oliver si impegnò a resistere alle visioni e cercare di farle sparire dalla sua mente. Era molto difficile, ma aveva tutto l'appoggio dei suoi nuovi fratelli.

Per alcuni giorni le visioni non tornarono. Oliver sembrava più tranquillo. Aveva ripreso a giocare, aveva ripreso ad essere sereno. Una sera preso dalla stanchezza, andò insolitamente a letto presto. I suoi fratelli lo seguirono per accertarsi che nulla gli accadesse, ma, dopo aver visto che, sdraiatosi nel letto, si era subito addormentato, tornarono alle loro occupazioni. Oliver cominciò a sognare. Un grande prato si apriva sotto i suoi piedi, un ruscello intervallato da cascatelle tagliava il paesaggio in due. Lontano all'orizzonte un bosco attirava la sua attenzione. Ad un tratto, dalle sue spalle nacque un'onda, non un'onda come le altre, no, un'onda nera. Oliver si girò e la notò. L'onda comiciò ad avanzare. Al suo passaggio ogni cosa si bruciava e diventava nera, ma Oliver non poteva fare niente. Una figura di un vecchio gli comparve davanti agli occhi gli afferrò un braccio e, come per incanto, si ritrovarono in un altro posto. Oliver notò che il luogo era la villa. Il vecchio lo condusse nell'ala meridionale, gli mostrò una porta e scomparve. Oliver si svegliò tutto sudato. Forse aveva capito. Forse aveca capito il perché delle visioni. Si alzò e andò a chiamare i fratelli.

- La porta, è quello, non dobbiamo andarci assolutamente, chiunque cerchi di controllare la mia mente vuole che io apra quella porta, o che non la apra, può sapere che io so di lui... cosa bisogna fare?- si chiese Oliver, la faccenda era complicata e allora spiegò la situazione alle sorelle.
- Faccenda difficile, molto difficile...- dissero, saputa la faccenda
- Io la aprirei, per curiosità, ma non so cosa potrei trovare!- disse Oliver
- Ho paura di quello che ti può succedere...
La situazione restò irrisolta finchè non successe una cosa strana: era un martedì sera e tutto sembrava a posto, quando...

Quando all'improvviso un vento gelido inondò la stanza. I libri di Oliver si aprirono contemporaneamente.
Qualcuno, fuori, si muoveva, nascosto dal buio e dal brutto tempo.
Jack si avvicinò alla finestra.
-GIù!!- urlò Mag appena in tempo. Un coltello aveva frantumato il vetro e sai era conficcato nel muro.
Alexis era scoppiata a piangere e mentre Oliver andava a prenderla in braccio notò un biglietto portato dal coltello. Lo prese e lesse.

La luna porta la luce nel buio,
ma la riesce a portare...nel tunnel?

-Cosa vorrà dire?
-Non lo so, Mag...-disse Oliver sedendosi sulla poltrona.
Jakc, intanto, fissava fuori.
L'ombra non c'era più e il vento era cessato.

-Un tunnel, che tunnel? si chiese Oliver
- Uno in cui di notte non c'è luce- continuò Meg
-Si, ma tutti i luoghi all'interno di qualcosa di notte sono bui, i tunnell anche di giorno possono essere bui se sono abbastanza lontani dalla fonte di luce...-ragionò Oliver
-In fondo forse il messaggio vuole dire che c'è un tunnell dove di notte non c'è luce, poi lo indica come nel tunnell quindi con un aggettivo determinativo, c'è un tunnell che conosciamo? E anche se ne conoscessimo uno in particolare non sapremmo se c'è del male nel tunnell o del bene... Vi ricordate di un particolare tunnell?