La storia numero 1. Ambientazione: antico egitto

Allora questa è la "nostra" prima storia:
Vi voglio raccontare ciò che mi è successo: io, Sakmet, stavo riordinando il mio negozio di frutta e verdura quando un tipo passò davanti al mio negozio correndo, dopo poco due guardie del faraone passarono anch'esse correndo e dopo poco tornarono davanti al mio negozio e mi presero e mi portarono in prigione dicendo che avavo aiutato il fuggitivo.
Cosa c'entravo io? Chi era quel tipo? Cosa c'entravano le guardie del faraone? Ora vi spiegherò tutto, abbiate pazienza!

Ricordo perfettamente quella stanza buia e tetra dove ero stato portato. Non vi dico che odore c'era. Mi sentivo totalmente smarrito, perso e soprattutto pieno di perché...Non avevo fatto nulla di male cotro i voleri Faraone e non avevo rubato nulla!
A un certo punto sentii delle voci provenienti da fuori. Mi alzai lentamente, senza fare movimenti bruschi. Riconobbi la voce delle guadie che stavano commentando l'accaduto e, a qunto ho pututo capire, sembravano molto spaventate...
-Ma il sacerdote è sicuro?
-Si, la statua è SPARITA! L'ira di Ra si abbatterà sull'Egitto!
Subito non capii di quale statua parlassero, ma poi mi tornò in mente, come un tuono a ciel sereno, di aver già sentito queste parole: era il sogno che feci la scorsa notte.

-cavoli se succede quello che è successo nel sogno io sono messso male...- pensai disperato
- Dobbiamo interrogare quel tipo sospetto, sono convinto che sia stato lui a rubare la statua!- una guardia disse al di la del portone che mi separava dal resto del mondo
- sono morto, se non trovo un modo di uscire posso dire addio a questo mondo...-
il portone si spalancò e le due guardie con un viso truce entrarono nella stanza piccola. una di esse mi prese per il collo, sollevandomi e mi disse:- schifoso! dicci dove hai nascosto la statua!-
Mi ricordai che nel sogno avevo accusato il fuggitivo e le guardie mi avevano torturato, quindi mi guardai bene dal rispondere come nel sogno e mi inventai una balla:- La statua ce l'ho io e la restituirò solo al faraone o al sacerdote!-
Le guardie si guardarono e bisbigliarono tra loro, poi convinte mi lasciarono la, chiudendosi il portone alle spalle.
-Perchè non vogliono che io parli del fuggitivo?- mi chiesi e non tardai a trovare risposta: Corruzione!
Le guardie complici del furto avevano catturato me e non il vero ladro e se avessi accennato al vero ladro loro, per timore di essere scoperte mi avrebbero ucciso...

Le guardie contro il faraone...e perchè? Questo non sapevo spiegarmelo. Passai altre notti in quella cella e feci amicizia con tutti i topi presenti nella prigione.
Una mattina qualcuno bussò alla porta.
-Ehi...sei Sakmet?-diceva una voce molto femminile.
Io mi avvicinai e tentai di spiare dal piccolo buco della porta.
-Si-risposi-ma tu...
-Zitto o ci scopriranno...forza,devi fuggire con me.
Aprì la porta e mi gettò sopra un mantello scuro. Corremmo veloci fuori dalla prigione, ma non le chiesi ancora chi era e altre domande: lei non c'era nel mio sogno.

Mi portò all'aperto e mi baciò in bocca in mezzo ad un prato, vicino ad alcune tende. Mi chiesi il perchè, ma non riuscii a trovare risposta, sbigottito non feci neanche resistenza e mi lasciai andare alla sua foga. Dopo poco però persi i sensi e caddi per terra.

Mi risvegliai in un letto che non era il mio, in una casa che non conoscevo e a fianco di me c'era un uomo che non avevo mai visto. Lui quando vide che mi fui svegliato disse:
- Scusa per le nostre maniere brusche, ma era l'unico modo per poterti far venire qua senza fare storie.
- Ma cosa volete da me?
- Saprai tutto a suo tempo...
In quel momento nella stanza entrò la donna affascinante che l'aveva salvato dalla prigione, di giorno era ancora più bella e i suoi capelli scuri svolazzavano leggeri al vento, come dei piccoli uccellini con una brezza leggera, coprivano dolcemente due occhi bellissimi e dolci, da squagliare qualsiasi uomo. La donna aveva circa una trentina di anni e quindi si potrebbe anche definirla ragazza ed era nel pieno della sua giovinezza e della sua beltà. Il suo fisico era longilineo e snello e lei era alta. Vedendola non potei che stare in contemplazione, ma lei bruscamente mi chiuse la bocca, spalancata dallo stupore, e mi disse:
- Chiudi la bocca che ti entrano i moscerini
L'uomo uscì e io cercai di alzarmi dal letto, ma non ce la feci, ero come immobilizzato. La ragazza vide il mio tentativo e si sedette vicino a dove ero disteso, sul letto.

Cominciai a sudare freddo... immaginando a cosa potesse avere in testa quella ragazza dai capelli neri come un corvo.
Ma non successe niente, almeno non quel giorno.
-Ti senti bene?-. Mi chiese, spostandomi i capelli dalla fronte. Il mio pensiero andò subito al bacio della notte scorsa. -Si...-.
A quel punto lei si alzò. -Mi accorgo soltanto ora di conoscere il tuo nome. Io sono Saheti-. Si presentò, feci per dirle chi ero ma nuovamente mi fermò.
-Non abbiamo tempo... devo spiegarti tutto prima che le guardi arrivino fin qui. Ramesse II si trova nei Pressi del fiume Oronte e ha intenzione di combattere contro gli Ittiti, così ha lasciato il comando al grand visir di Tebe-. Lo informò.
-Allora? Il grand Visir, di Tebe è un uomo fedele, al faraone!-.
Lei scosse la testa. -Non ne sarei sicura. Ora che Ramesse II non c'è, ne approfitterà... e cosa c'è di meglio di non avere il faraone tra i piedi e l'Egitto al proprio comando?-.
-Ma cosa c'entro io?!-. Chiesi. -E chi sei esattamente tu per sapere così tanto del faraone?!-.
-Come ti ho già spiegato io sono Saheti-. Ripeté lei paziente -E sono... sono... una scriba del faraone-.
Io riflettei a lungo, la risposta non era del tutto vera. Non esistevano scribi donne... e il nome era troppo banale, troppo conosciuto per appartenere ad una del suo rango. Osservò con attenzione il suo abbigliamento, notò con sorpresa molti oggetti in oro, dalla cintura a spille.
-Non mi convinci sai, tu non sei veramente colei che affermi, non esistono scribe a palazzo... e una del tuo rango anche se essa fosse una scriba, non porterebbe mai tanto oro in un vestito semplice tanto oro...-.
La donna parve incupirsi, come se le avessero tolto un velo una maschera e lei ne fosse rimasta sorpresa, quasi impaurita.
-Hai ragione Sakmet figlio di Hursetim... ma per quello che ti dirò non devi spaventarti, quindi per favore adesso ascolta quello che ho da dirti e giura su tutti i possenti dei di non dirlo a nessuno, neanche fosse lo stesso Osiride a chiedertelo-.
-Io sono Nefertari Meretenmut, Grande Sposa Reale di Ramesse II, e stanno per usurpare il trono a mio marito. Il grande Ra mi ha mandato a chiamarti Sakmet figlio di Hursetim, non rifiuterai vero, la richiesta di aiuto di una regina?-. Domandò la regina d'Egitto.
Mi ricordo solo adesso che riscrivo queste parole che dietro di lei Atum compiva il suo miracolo morendo dietro una collinetta e portandosi il sole con se, presto sarebbe tutto diventato buio, l'Egitto fu illuminato di rosso e il Nilo rifletté per l'ultima volta in quel giorno la luce di Atum.
-Credo di si...-. Le risposi. -Credo proprio di si-.
E il sole cadde, la luce scomparve e tutto si fece buio.

La notte mi portò un dolore atroce allo stomaco, probabilmente faceva parte degli effetti collaterali del sonnifero che Nefertari mi aveva somministrato con il bacio dell'altra notte. Quando finalmente il sonno venne feci uno strano sogno: un faraone sconosciuto veniva dal sud per portare guerra al vero faraone. Gli Ittiti venivano sconfitti al suo passaggio, un solo suo sguardo li aveva annientati. Il faraone vero temeva che la battaglia per far sorgere il sole non sarebbe mai più vinta, era in territorio nemico e tutti sanno che non si può andare nell'aldilà se non si è sepolti in patria, quella patria che il fiume Nilo bagna rendendola fertile con la sua inondazione annuale. Il faraone del sud stava per colpire a morte il faraone quando una capra verde si mise in mezzo e il faraone del sud...
Non finii il sonno perchè una nuova fitta alla pancia mi sveglio, ma non era dovuta dal sonnifero, bensì dalla fame che mi divorava. Per mia fortuna il sole era sorto anche questo giorno e cercai di alzarmi per cercare cibo, ma non ci riuscii. La prigionia prima, poi il sonnifero e infine il digiuno di un giorno intero mi avevano totalmente distrutto. Mi lasciai ricadere nel letto e chiamai: -scribaa, scribaa...

Nefertari giunse nella stanza. Era vestita di vesti finemente ricamate d'oro e di tessuto rosso. I capelli li aveva raccolti in una grande treccia che le ricadeva dolcemente sulla spalla destra. I suoi occhi verdi erano messi in risalto da una sottile linea nera disegnata.
Non mi parve mai bella come quel giorno. Infine lei parlò:
-Mi hai chiamata?
-Non mi sento molto bene...
-Provvedo subito a far venire il medico reale- fece per andarsene, ma io le afferrai il braccio per fermarla.
-Aspetta..avrei una domanda da farti...
-Se posso rispondere..
-Perché mi trovo qui? Perché mi trattate come se fossi un personaggio importante? Sono solo un venditore..
-Te l'ho già spiegato.Il grande Ra ha voluto che tu...-ma io la interruppi
-Ti prego vorrei che tu mi dicessi la verità...
-Eh va bene...Molti anni fa nacque a palazzo un bambino da una concubina del faraone padre di Ramesse II. Nel frattempo la regina ufficiale mise al mondo un bambino, il nostro Faraone. Essendo il vecchio faraone indeciso su chi gli sarebbe succeduto al trono alla sua morte, la regina ordinò ad alcuni servi fedeli di uccidere l'altro bambino. Ma essi, dopo aver ucciso la madre e rapito il bambino, non ebbero il cuore di finire il lavoro e affidarono il bambino alle cure di un venditore di frutta. Quel bambino sei tu....

Non mi aspettavo una risposta simile e rimasi a bocca aperta, io, povero fino a qulache secondo fa, scoprivo di essere fratellastro del faraone. Nefertari uscì dalla stanza e chiamò un medico per me, il medicò non potè che constatare la mia debolezza e mi procurò un ricostituente. Bevvi l'intruglio e mi sentii subito meglio. Mi alzai e uscii fuori per la prima volta dalla mia stanza, l'abitazione era piccola e subito, dopo aver visto le varie stanze, uscii fuori. Mi trovai sulle rive del fiume sacro, una brezza leggiera mi sfiorava il viso e la sabbia li muoveva leggermente, vicino ai miei piedi. Pensai alle ultime cose che mi erano successe: la prigione, Nefertari e la scoperta di essere fratellastro del faraone. Rimasi a pensare a tutta la mia vita che cambiava e Nefertari mi raggiunse per parlarmi: dovevamo discutere del piano anti ribellione.

Mi fecero mandare a chiamare. Seguii le guardie che mi portarono in una garnde sala circolare. Alle pareti erano appese armi di ogni genere e nel centro vi era un garnde tavolo rettangolare. Mi fecero accomadare ad una delle estremità. Molte persone erano sedute da entrambi i lati, persone che non conoscevo. Di fronte a me notai seduto l'uomo che avevo visto pochi giorni prima e di fianco a lui vidi la bellezza incantatrice di Nefertari. L'uomo si alzò. Si schiarì la voce e parlò:
-Miei cari-fece una pausa e guardò tutti negli occhi- finalmente l'occasione di reafire alla ribellione si è mostrata. Davanti a voi è seduto l'uomo che ci aiuterà.- Mi indicò. Sentii tutti gli occhi puntati su di me. Avrei voluto nascondermi. Cosa ci facevo io lì in mezzo a quelle persone? Quale sarebbe stato il mio compito?. L'uomo parlò di nuovo:
-Forse voi non lo conoscete o, probabilmente, lo avrete visto al mercato, ma c'è una cosa che non sapete: lui è il fratellastro del nostro faraone, l'unico che potrebbe salvare il regno.

Si fece silenzio in sala, poi una persona chiese:
- Chi ci dice che è veramente lui?
- Per il bene della regina preferirei non dirlo...
- Comunque non è questo il tema del nostro incontro- intervenne Nefertari, alzandosi maestosamente in piedi
- A me lo devi dire, ho il diritto di conoscere la mia storia!- intervenni io, che pur essendo il fulcro della conversazione non ne sapevo assolutamente niente in più degli altri.
- Con te parliamo dopo, non mi sembra questo il momento più adatto
- Il piano consiste nel fare irruzione nel palazzo reale, uccidere il gran visir, prima che possa impossessarsi del regno uccidendo il faraone. Abbiamo bisogno di cinque volontari che saranno capeggiati da me.
Mi alzai e mi proposi volontario: se io ero fratellastro del faraone dovevo aiutarlo in tutti i modi!

Cosa mi stesse passando per la testa proprio non riuscì a spiegarmelo. Io, che fino a qualche giorno prima guardavo con invidia la famiglia reale, ora ne facevo parte ed ero addiruttura uno degli esponenti massimi. Non sapevo per quale ragione mi fossi proposto per adempiere ad una missione così rischiosa. Io, che non avevo mai ucciso qualcuno in vita mia, avrei dovuto uccidere il gran visir in persona. I dubbi sulla riuscita del piano, sul come si sarebbe svolto e il pericolo che avremmo corso se ci avessero scoperto mi rodevano l'anima. Eppure, in un certo senso, una sensazione di euforia mista a pazzia e a eccitazione si faceva largo tra i miei pensieri. Guardai il Nilo. Grandi barche di pescatori stavano facendo ritorno ai moli vicino alle loro case. Gli uccelli cantavano mentre cercavano un riparo per la notte. Rientrai in casa. Il giorno seguente sarebbe stato importante. Il giorno seguente avremmo deciso cme uccidere il traditore.

la mattina dopo mi alzai con un sole ed una personalità del tutto nuovi, mi ero in parte ripreso dal mio brusco cambio di vita. Decisi di esplorare l'ambiente attorno a me, e appurai di trovarmi in una delle numerosi sedi della famiglia reale; le guardie però non mi permettevano di allontanarmi troppo o di visitare alcune stanze, e decisi di non domandarmi il perchè. Ad un tratto trovai in una stanza due uomini che discutevano tranquillamente e feci per andarmene, ma uno dei due, apparentemente il più anziano, mi fece segno di entrare. Lo riconobbi come uno degli uomini che aveva preso parte alla riunione del giorno prima. -Ecco il nostro uomo! Avvicinati ragazzo mio, avvicinati...- Non sapendo bene cosa fare, mi avvicinai. L'altro uomo, molto più giovane, mi guardava con interesse; aveva la testa rasata tranne che per una treccina laterale, e probabilmente si trattava di uno scriba. -Stavamo parlando del piano- continuò il vecchio- e stiamo considerando tutti i problemi che si potrebbero risolvere per compiere la misssione. Per cominciare, tu hai famigliarità con armi di qualsiasi genere?
Già qusto fatto mi indispose per un attimo. Avevo avuto il tempo di fantasticare mille cose, ma quando veniva il momento di tornare con i piedi per terra, ecco che spuntavano le prime difficoltà.

-Ecco, io veramente non è che mi intenderei moltissimo di queste cose- non avrei saputo che altro dire.
-Benissimo, allora sarà meglio cominciare subito il tuo addestramento. Durante la nostra missione dovrai essere pronto a tutto, anche ad uccidere se si presentasse l'occasione- rispose l'uomo più vecchio- Dimenticavo di presentarmi: il mio nome è Arish, gran generale del faraone e protettore del basso Egitto-
-Prego, seguitimi- lo interruppe lo scriba.
Cominciammo a scendere una ripida scalinata. La visibilità era quasi nulla, ma riuscimmo comunque a non cadere. Lo scriba aprì una porta: una grande sala circolare si apriva ora davnti ai nostri occhi. Armi e corazze erano appese ovunque.
-Qui è dove faremo il tuo allenamento- Mi disse Arish.
-Non vedo l'ora...

Erano passati ormai alcuni giorni da quando avevamo cominciato il mio allenamento. Cominciavo ad impratichirmi nell'uso di parecchie armi, ma eccellevo soprattutto nell'arte del tiro dell'arco. Una sera Arish mi mandò a chiamare e mi portarono nelle sue stanze. Ringraziai lo schiavo che mi era venuto a chiamare, chiusi la porta e mi andai a sedere su un piccolo sgabello. Arish non si fece attendere più di tanto. Era in compagnia di alcune donne, le sue concubine, ma non appena notò che era arrivato, le fece congedare. Prese due coppe d'oro, vi versò del vino e me ne offrì una. -Bevi-mi disse- Viene dalla Siria; è ottimo-. Presi la coppa e ne sorseggiai un pochino. Era davvero ottimo. Posai la coppa su un tavolo di legno, lo gurdai e gli chiesi:
-Perché mi hai fatto venire?-
-Perché ti ho fatto venire? Ottima domanda...Non ne intendi la ragione? evidentemente no, se me lo chiedi. Ebbene, ti ho fatto chiamare per avvisarti: domani è il giorno della nostra partenza. Domani è il giorno in cui non dovremmo farci notare da nessuno e vivere nella più assoluta segretezza per i prossimi giorni. Il tuo addestramento è completo. Ti ho insegnato tutto ciò che sapevo e ora sei pronto ad ogni prova. Ora puoi ritirarti.- Si alzò e tornò in compagnia delle sue concubine. Rimasi ancora un attimo lì, seduto, a riflettere. Il giorno seguente sarebbe stato un giorno davvero importante.

Ci svegliammo all'alba e ci vestimmo come semplici contadini per non dare sospetti, eravamo in pochi e partimmo quindi solo con due carri, i nostri oggetti ed alcuni di noi erano sotto della paglia nel cassone del carro. Non dovevamo dare sospetti a nessuno e quindi mi fecero stare sotto la paglia, nonostante tutto ero ricercato...
Dopo un po' mi accorsi di essere a contatto con un altro corpo, che non era la sacca con i miei oggetti. Mi chiesi cosa fosse, poi chiesi stupidamente:
- Cosa sei?
- Chi sono, semmai
- Ops scusa, non mi aspettavo di trovarti qua sotto , però daltronde sei la moglie del faraone, sei riconoscibilissima...
- Esatto furbone!
- Già che siamo qui, è da un po' che ti volevo chiedere una cosa...
- Spara!
- Il bacio che mi hai dato tempo fa, era solo per addormentarmi?
- Perchè?
- No, prima mi sembrava strano, ma pensavo che non fosti sposata, quando ho saputo che eri sposata ho eliminato ogni altro motivo che non che tu l'avessi fatto per addormentarmi, ma mi è rimasto il dubbio
- E se anche non fosse solo per addormentarti?
- Silenzio la dietro- sbraitò il conducente del carro- ci farete scoprire.

Rimasi a gurdare la "sacca" per un attimo. Un leggero sorriso mi si dipinse in volto. Cominciai a rifettere sulle parole della donna. Da quando l'avevo conosciuta non facevo altro che pensare a lei. Ogni volta però me la toglievo dalla testa: d'altronde lei era la regina e io un umile venditore di frutta, nonostante le mie origini. Non mi accorsi che eravamo avanzati di parecchio. Una voce mi richiamò alla realtà:
-Cos'è stai sognando in piedi giovane principe?- Arish. Il mio orgoglio si fece sentire più forte alle parole "giovane principe". Non vi avevo mai pensato. Suonavano alquanto bene.
-Scusami, ero perso in soavi pensieri...- Scoppiò a ridere.
-Soavi pensieri!! ecco qui, già parla dandosi delle arie. Nonostante sia principe solo, e ripeto solo da qualche giorno, già si dà delle arie!- mi gurdò e sorrise. Stava scherzando. Decisi di rispondergli per le rime.
-Bravo! Prendimi in giro, vecchio che non sei altro! Vecchio e brutto!- Scoppiò di nuovo a ridere.
.Dovrai fare meglio se vorrai offendermi, Ora sbrigati siamo arrivati all'oasi. Ora dovremmo preparare il campo.
Una grande folla di uomini era lì ad aspettarci: se quella era la segretezza con cui avremmo dovuto muoverci, ci avrebbero scoperto da un momento all'altro. Montai la mia tenda. Portai il sacco nella tenda e dissi alla regina di aspettarmi lì. Dovevo parlare con Ashir.

Trovai la regina vicino all'acqua del laghetto, pronta a farsi un bagno, mi propose di farlo con lei ed io accettai di buon grado, dopotutto potevamo parlare con più calma. Mi gettai nell'acqua, fresca in quel calore senza tregua del deserto. La moglie del faraone si tuffò dopo di me schizzandomi in faccia, al che io risposi con uno schizzo di quelli che avrei potuto bagnare un cammello a tre chilometri di distanza. Lei mi guardò con una faccia divertita e mi gettò sott'acqua, io risposi facendo altrettanto, poi, tornando serio le dissi:
-dobbiamo finire il discorso di prima...
- Quale discorso?
- Non fare la finta tonta, lo sai benissimo, quello del bacio
- Scusa, ma non voglio dire niente di più fino a quando non sarà venuto il momento giusto
A quel punto la chiamarono e tutto finì li.

La apettai nell'acqua qualche minuto. Non appena mi accorsi che l'attesa sarebbe stata lunga, uscii dall'acqua e andai nella mia tenda. Mi guardai intorno: una tale ricchezza non l'avevo mai concepita nemmeno nei miei sogni più reconditi. Vidi in un angolo un sacco. Qualcuno era entrato lì dentro. Riflettei un attimo. Decisi di aprirlo. Esitai un attimo, poi afferai il dacco e lo aprii. Tirai fuori una meravigliosa armatura dorata, tutta decorata con motivi geometrici. Tirai fuori altri oggetti: un elmo, uno scudo e una meravigliosa spada di bronzo. Gli oggetti erano terminati, ma qualcosa aveva attirato la mia attenzione: un pezzo di papiro con scritte in geroglifico. Pensai che una delle poche cose buone della mia infanzia era stato imparare il geroglifico da uno scriba. Cominciai a leggere. Naturalmente ci misi un attimo. Erano anni ormai che non mi esercitavo. Finalmente riuscii a decifrare il messaggio:

"Spero che questo regalo ti possa aiutare lungo tutta la tua missione. L'armatura è stata fatta su misura per te.
Ti porgo tutta la mia benedizione. Con affetto, la Tua regina"

Con straordinaria tempestività, la regina entrò nella tenda proprio in quel momento. La guardai. Lei mi guardò. La presi tra le mie braccia e la baciai.

Lei mi baciò appassionatamente, ma poi si staccò bruscamente, pensando a quello che aveva fatto, lei era ancora sposata dopotutto.
- No, non possiamo, io non sono libera, ho uno sposo ed il faraone non è uomo da surclassare come niente, se lo scoprirà ci ucciderà certamente! disse lei
- Ma io... Ma tu... Ma noi... Credevo insomma che...- farfugliai confuso dal cambio repentino della regina
- Non balbettare, è così e basta, io sono legata e non posso avere due legami senza che uno interferisca con l'altro...Mi dispiace, anch'io sarei stata felice con te. Spero solo che tu non faccia follie e ti allei con l'usurpatore solo per avermi, ricorda: il nostro scopo è salvare il faraone, anche se va contro i nostri desideri personali, capisci?
- Ah si capisco...
La discussione finì li.